VILLEGGIATURA

Articolo

Lunghe vacanze italiane

L'aroma di agrumi in Sicilia, il sapore di salsedine sulla Costiera Amalfitana e i filari di cipressi mossi dal vento sulle colline toscane. Assaporate le lente estati italiane, concedetevi esperienze di puro dolce far niente con Belmond e riscoprite lo spirito tutto italiano della villeggiatura.






Il termine “villeggiatura” è un qualcosa di estremamente italiano. Si usa in relazione al trascorrere un periodo medio-lungo o decisamente prolungato in un luogo fisso, presso un resort di mare, in un ritiro di campagna o tra le montagne e le nevi. Un soggiorno che come scopo ha unicamente ragioni di riposo e di svago. Tutt’altra cosa che una semplice vacanza. Vacanza è un vocabolo più generico che comprende anche la dinamica del viaggio che si intraprende per spostarsi, oltre alle tappe di un itinerario progressivo spesso da consumare on the road. Villeggiare prima di tutto vuol dire prendersi davvero del tempo, un lusso assoluto in un’epoca concitata e frenetica come quella che stiamo vivendo. Calarsi nel respiro di uno spazio dilatato e sereno, stare e permanere, anche senza limitazioni cronologiche. Spendere una successione di giorni o settimane talvolta sospesi su un vuoto luminoso, pieno di echi e riflessioni, colmo di suggestioni, di scoperte e serenità, concedendosi una parabola puramente contemplativa. È una piattaforma di rinnovamento psico-fisico e catarsi di bellezza e rigenerazione.

Villeggiatura significa meditazione di un luogo che si è scelto come ampliamento di sé e riflesso profondo della nostra interiorità. Un approccio che necessariamente comprende una comunione profonda con quel luogo, la scoperta dei suoi codici e modalità, nonché l’accesso a un complesso di ritmi particolari e segreti.

La parola villeggiatura ha avuto origine nella Venezia del Rinascimento per definire la tradizionale residenza dei patrizi locali nelle dimore sparse nella campagna della terraferma veneta durante l’estate. Non ci si recava nelle proprietà unicamente per prendersi una pausa, ma anche per occuparsi delle rendite agricole e immergersi nella speculazione di pensiero e negli studi filosofici e matematici.

Da sempre dunque, la villeggiatura è una maniera profondamente italiana di pensare un periodo di distacco dalla solita vita e dalle mille incombenze del quotidiano. Uno spazio che si trasforma in rifugio spirituale, che ti mette in contatto con un luogo che senti particolarmente, con i suoi paesaggi, la natura e la matrice estetica e culturale, con la maniera di vivere e la cucina che lo contraddistinguono. Un territorio come quello dell’Italia, da regione a regione, quando non da città a città, così differente e connotato in modi indipendenti e non di rado molto diversificati, offre moltissime occasioni, un mosaico inesauribile di immaginari e rivisitazioni. Cambia tutto nel giro di pochi chilometri, gli orizzonti si aprono su vasti arenili sabbiosi e coste rocciose o si chiudono in valli dominate da montagne scintillanti di neve, laghi o sipari di morbide colline soleggiate a perdita d’occhio, fino a una linea di astrazione che si confonde con l’orizzonte celeste, come avviene in Toscana.

Belmond ha tracciato una mappatura significativa attraverso questa texture dalle mille valenze e potenzialità includendo il paesaggio romantico della Toscana e di Taormina, la pura radiazione mediterranea di Portofino e Ravello, l’eredità culturale di Venezia e Firenze. Lo spirito di questi luoghi, la loro storia, il patrimonio enogastronomico, l’artigianalità, la cucina, la musica e i dialetti contribuiscono all’unicità di queste destinazioni e ne elevano la capacità di espressione.

Il modo più iconico per arrivare in Italia è a bordo del leggendario Venice Simplon-Orient-Express il treno del mito, quello che trasportava donne fatali, aristocratici e spie, rivoluzionari e scrittori quali Agatha Christie o Graham Greene, granduchi e zar che approdavano a capolinea alla stazione di Venezia. I protagonisti di quell’epoca si portavano dietro imprinting mitteleuropei, charme e seduzioni orientali. Un profumo che tuttora si avverte tra le boiserie bionde e i velluti capitonnées nelle carrozze del treno più celebre e letterario al mondo. Era ed è una visione tersa e radiosa quella che a Venezia si rivelava davanti agli occhi dei viaggiatori, appena scesa la scalinata della stazione di Santa Lucia, lo sguardo catturato dallo scintillio mobile del Canal Grande.

I pochi decenni l'Hotel Cipriani ha cambiato la percezione stessa che si aveva di Venezia, allargandone la fruizione all’isola della Giudecca, cosa impensabile fino a quel momento. Pochi luoghi possono incarnare meglio a tutt’oggi l’idea di villeggiatura, con quel connubio tra campagna e le acque salmastre della laguna veneta. L’unica piscina veneziana d’acqua marina ti regala una visione surreale di Piazza San Marco e delle Zattere, oltre la linea turchina e smeraldo del Canale della Giudecca. Il Cipriani è meta dei divi di Hollywood che ai primi di settembre approdano al Lido per il festival cinematografico. Non è difficile scorgerli negli angoli più appartati dei giardini, seduti al Cip’s in fondamenta o in uno dei bar dell’albergo, sorseggiando uno dei famosi cocktail della casa.

Portofino, enclave anglophile, una manciata di case colorate e graziose intorno a una piazzetta prospiciente il porto, offre altri due gioielli di questa collana alberghiera. Lo Splendido, arroccato in alto, domina il paesaggio e l’ansa che intaglia la costa come un baluardo solare. Una partita di tennis quassù è qualcosa che non si dimentica. Un drink al tramonto accompagnato dalla focaccia di Recco, mentre il sole esplode di rosso e oro nel mare, le “Trenette avvantaggiate” de La Terrazza, un bagno nel blu assoluto della grande piscina d’acqua di mare, che sembra galleggiare sospesa sul vuoto. Allo Splendido fa da contraltare lo Splendido Mare, adagiato nel cuore della Piazzetta e al centro della vita incessante che vi si svolge giorno e notte.

La Toscana, quella campagna che non ha rivali – “la più commovente che esista” la definisce Fernand Braudel – con la sua straordinaria tradizione vinicola ed agraria, incastona il Castello di Casole e la sua eredità secolare, mentre vista da Villa San Michele, panoramico cenobio cinquecentesco al centro di un parco magnifico, la città del Giglio sfuma in un quadro surreale, custodita dalle alture che le fanno da sipario.

Ravello, alta sulla Costiera amalfitana è quasi una piattaforma solare, spalancata sul Golfo di Salerno e su Capri. Ravello incrocia figure e trame avventurose e incredibili attraverso più di un millennio. Palme, cascate di bougainvillea, retaggi bizantini e normanni. È qui che si trova il Caruso, immerso in un’atmosfera sospesa, davvero fuori dal tempo.

Il Grand Hotel Timeo è adagiato ai piedi del Teatro greco con una spettacolare vista sull’Etna, e nella città di Taormina si proietta la visione dei viaggiatori nordici sulla rotta di un’ideale estetico. Villa Sant’Andrea rappresenta un’altra Taormina, in diretto contatto con la superficie cristallina delle acque del baia di Mazzarò, dimora ottocentesca che si cela dentro una sontuosa vegetazione subtropicale che d’un tratto ti trasporta in atmosfere dalla fragranza esotica.

Esiste tutta una trama di piccoli e grandi tic, di norme tramandate e chiavi d’accesso che riguardano infiniti aspetti del vivere. Il profumo di una fioritura, la pala di un remo che ipnotica fende l’acqua, un aperitivo preso in un porticciolo al calar del sole o su una terrazza innalzata verso il cielo, mentre l’acciottolato risuona di voci e rumori poco consueti. Gli esegeti della villeggiatura sono i depositari di uno speciale savoir vivre, acquisito per mera curiosità o per l’autonoma volontà e consapevolezza di chiamarsi fuori dal coro. Pretendono qualcosa che sia davvero diverso. È una cerchia che conosce la differenza tra scegliere e lasciarsi vivere e che si regala magiche sospensioni dalla routine, alla ricerca di territori di scoperta, del quid che fa la differenza e di un ambito di relax costruito su misura. Belmond è pronta a soddisfare questo bisogno con i suoi paradisi privati lontani dalle preoccupazioni del mondo reale.

Andare in villeggiatura è una filosofia che tuttora comporta pause ben più ampie del consueto, una dimensione dilatata e squisitamente personale. Un approccio mentale peculiare. È il contrario esatto della vacanza “mordi e fuggi”, della religione turistica “all inclusive” di consumo, fatta di frammenti, clichés ed escursioni fugaci. Villeggiatura è un sovrapporsi di ritmiche e ritualità eleganti, talvolta pigre, un mosaico di citazioni d’antan miscelate al massimo comfort odierno. Ne emerge un’attitude che porta ad esplorare il rapporto con la natura e a confrontarsi profondamente con un genius loci, per divenire ispirazione di lettura interiore e arricchimento d’esperienza e di cultura nel senso più alto e vivo del termine.

Il testo è un estratto del libro “Villeggiatura” © 2022 Assouline Publishing, Cesare Cunaccia. Acquistate il nuovo coffee table book qui.




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